Il grano è il cereale per eccellenza alla base della cultura gastronomica e del Belpaese. Si trova coltivato fin dalla notte dei tempi, con varietà antiche capaci di giungere fino a noi e di trovare nuova diffusione.

L’Italia è nota per essere leader a livello mondiale per quanto riguarda la produzione di pasta, è considerata il primo produttore in Europa nella realizzazione di grano duro e registra quasi 2 milioni di tonnellate annue per quanto riguarda le esportazioni. In questo articolo vi proponiamo una sorta di viaggio nel grano italiano regione per regione, facendo tappa, naturalmente, anche nelle Marche.

Sicilia, granaio d’Italia

Potevamo forse non cominciare dalla Sicilia? Il motivo è semplice: l’isola è stata definita fin dai tempi dell’Antica Roma come il granaio d’Italia, in virtù dell’imponente produzione di un cereale che ha dato sostentamento per millenni agli abitanti della Penisola e dell’Impero.

In tutto il Regno delle Due Sicilie la coltivazione del grano duro era ampiamente diffusa, una tradizione che va avanti ancora oggi.

Attualmente la varietà di grano italiano più presente è il Simeto, seguita da tipologie come Ciccio, Duilio, Iride e Gargano: un totale di 700.000 ettari di grano italiano rigorosamente duro prodotti, oltre che nell’isola più grande del Mediterraneo, in Puglia, Basilicata, Campania e Molise.

La Sicilia, inoltre, vanta la presenza di coltivazioni che presentano grani antichi autoctoni, uno dei quali si chiama proprio Sicilia.

Il grano italiano nel Centro-Italia

Il grano duro non è coltivato solo nel Meridione: anche le regioni centrali, tra le quali consideriamo la seconda isola maggiore del territorio nazionale (la Sardegna) non se la passano male.

Lazio, Toscana e Sardegna presentano circa 270.000 ettari dedicati proprio alla produzione di grano duro, in cui a spiccare sono cultivar quali Duilio, Iride, Colosseo e Orobel.

Non male anche la coltivazione in regioni quali Marche, Umbria e Abruzzo, per un totale di quasi 160.000 ettari. In cima alle varietà utilizzate troviamo quella Simeto, insieme a tipologie come Duilio, Svevo, Iride e Ofanto.

In particolare, nelle Marche stiamo assistendo a un revival delle coltivazioni con grani antichi, con una riscoperta in modo particolare di una cultivar pregiata di grano italiano quale il Senatore Cappelli. 

Pasta di Montagna ha scelto di utilizzare per la sua produzione esclusivamente proprio il Senatore Cappelli, che si caratterizza per molteplici proprietà tra cui quelle antiossidanti e antinfiammatorie. Per non parlare del fatto che risulta decisamente più semplice da digerire rispetto ai grani moderni. Il sapore? Eccellente, esattamente come la cottura e la consistenza: ogni volta impeccabili.

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E il Nord?

Il grano italiano viene coltivato anche nel Nord dello Stivale, pur con una differenza significativa.

Se nelle aree del Centro-Sud prevale la coltivazione del grano duro, non così è nella parte settentrionale del Belpaese dove si predilige il grano tenero

A essere interessate da questo fenomeno regioni quali Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte, dove non manca al contempo una produzione di grano duro con varietà di eccellenza.

Insomma, l’Italia si conferma ieri come oggi la patria del grano. Un discorso che coinvolge tutti i lati del suo territorio e che vede un revival importante anche delle produzioni di eccellenza delle cultivar più antiche.