Cuocere la pasta per gli italiani è una vera e propria arte. Ce ne accorgiamo soprattutto quando all’estero ce la servono scotta o cruda, non al dente. Ma esiste un modo ecologico di cuocerla?

Assolutamente sì, le accortezze che si possono adoperare sono molteplici e tutte in grado di portare a un’esecuzione perfetta, ottimizzando la bontà di una pasta di qualità come quella Pasta di Montagna. Con un impatto minore sull’ambiente e persino sul portafoglio.

Quale pentola, per la pasta?

E soprattutto, quanta acqua? Una pentola troppo grande porterà a utilizzare ancora più acqua, con uno spreco spropositato e soprattutto non necessario. 

Per cuocere la pasta può andare bene anche una pentola bassa e larga, da dosare rispetto al numero dei commensali e della rispettiva quantità di prodotto. Un discorso che può valere persino per i formati come le tagliatelle e i cappellini, più lunghi ma in grado di adagiarsi in fretta durante la cottura.

Pertanto, per cuocere la pasta un parametro valido è quello di calcolare circa 700 ml ogni 100 grammi, e non un litro come in genere si fa di solito. In questo modo si riesce a risparmiare quasi un terzo dell’acqua, esattamente il 30%, per un taglio del 13% delle emissioni di CO2e (Anidride Carbonica equivalente).

Il coperchio: piccolo grande alleato

Quante volte si inizia a mettere su l’acqua della pasta senza ulteriori pensieri? Invece, aggiungendo il coperchio, non solo si riesce a fare in modo che la temperatura arrivi a bollore particolarmente in fretta, velocizzando le tempistiche, ma soprattutto che questo avvenga con un risparmio importante sull’uso di gas ed elettricità. Capace di contribuire a una diminuzione di energia e relative emissioni di CO2e pari al 6%.

Hai mai provato con la cottura passiva?

La cottura passiva è un sistema adoperato fin dalla notte dei tempi e si rivela preziosa per la cottura di diversi alimenti. Permette di cuocere la pasta a fuoco spento, portando l’acqua a una temperatura intorno agli 80°. 

A dimostrarne l’efficacia già il fisico Sir Benjamin Thompson, noto meglio come Conte Rumford, nel 1799, noto studioso della termodinamica secondo il quale “è dal calore, dalla sua intensità e della sua durata che il cibo viene cotto e non dall’ebollizione dell’acqua che non ha alcun ruolo in quell’operazione”.

La cottura passiva della pasta può essere realizzata sia inserendo la pasta a freddo e lasciando assorbire successivamente l’acqua a fuoco spento, sia in un modo a noi sicuramente più congeniale: spegnendo dopo 2 minuti e lasciando che il processo di cottura venga ultimato tramite una modalità indiretta. Un sistema di questo tipo assicura un risparmio di energia ed emissioni di Co2e quasi del 50%. Insospettabile, vero?

Conclusione

Le semplici buone pratiche di cui vi abbiamo raccontato permettono di contribuire in maniera importante, proprio come quando si sceglie una pasta naturale ed ecologica quale Pasta di Montagna, alla salute del Pianeta. Abitudini che la maggior parte degli italiani fa fatica ad adottare ma verso cui cambiare si rivela importante e sempre più necessario. Senza dover rinunciare al gusto unico di un buon piatto di pasta.

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Nel segno della tradizione

Pasta di Montagna è realizzata nel segno della tradizione, dalla raccolta del grano e delle uova, con le galline lasciate libere di stare a terra, fino alla realizzazione stessa dell’impasto. Una procedura, quest’ultima, conseguita come una volta, secondo una tradizione che viene tramandata da secoli di madre in figlia, tipica dei mezzadri e delle massaie marchigiane.

La pasta viene fatta unicamente con la semola e non è lavorata al punto da essere raffinata. Il metodo di estrazione preserva l’alto indice glutinico e granulometrico del cuore dei grani. Il valore nutritivo del grano, con il suo elevato tenore proteico, risulta quindi mantenuto intatto.

In questo modo, la pasta non diventa collosa, assicurando una forte resistenza in cottura e allo stesso tempo una notevole elasticità. Caratteristiche che la rendono ideale per il consumo sia a casa che al ristorante, all’insegna di una qualità in grado di reggere il confronto con il palato più esigente: quello degli italiani, appunto.